Che agitazione… Già… Del resto ormai mi conoscete, sapete
che c’è il cuore e quando c’è quello si va sempre da un estremo all’altro… Non
è razionale ciò che è del cuore, è il cuore appunto… E basta. Allora (anche
stavolta) ci sta l’agitazione. Tant’è che son due settimane che cerco di
scrivere ‘sto post e ogni volta rinuncio perché vorrei il top e invece son
troppo agitata per scrivere. L’unica allora è procedere di pancia, vedrai che
tra cuore e pancia qualcosa tiriam fuori. Dunque avanti con ordine. ‘Sto post
parla della nuova realtà delle Briciole… maronna quanta strada… Un tavolino di
un metro quadro un anno e mezzo fa, tra mercanti e mercatini, con un ombrellone
per compagno in estate e le folle da accontentare… Poi il Mart e la Civica…
Già… E ora? Allora proseguiamo con ordine...
Anni fa… svolgendo un lavoro per la Soprintendenza per i
Beni Monumentali e Architettonici della Provincia Autonoma di Trento mi
ritrovai nella straordinaria condizione di varcare le porte dei più bei palazzi
della mia città… Trento...Per una cresciuta a pane e vernice, che mastica la storia
dall’età di sei anni, innamorata degli eventi del passato come del più
brillante futuro, poter varcare le porte, o meglio i portoni di quegli edifici non
aveva prezzo, non so se mi capite. Dopo aver svolto un apprendistato come
restauratrice ai tempi della scuola superiore ed aver messo mano agli affreschi
di uno di questi palazzi avevo finalmente la fortuna di studiare la storia di
tutti e di scriverne per il grande pubblico. Studiare e parlare di personaggi
come il Balduini, medico (o meglio “archiatra”) del principe vescovo, perdermi
nei meandri delle cure mediche medievali, capire le fortune dei Geremia, vicini
all’Imperatore Massimiliano, e proprietari di una delle residenze più belle della
città e così via… era
straordinario!
Ma perché vi dico ciò… Si da il caso che io, proprio ora, mentre scrivo tenendo il
mac dalla batteria in esaurimento sulle ginocchia, stia proprio all’interno di
uno di questi palazzi. Il suo nome storico è Fugger-Galasso, dal nome dei due
proprietari che in due diverse generazioni ne furono proprietari, ma in città è
meglio noto con un nome che fa stridere i denti dalla paura, vale a dire “Palazzo
del Diavolo”. Ora, me le concederete dai, due parole, o anche due cartelle A4
di storia del Palazzo… Che un’occasione come questa non mi ricapita, anche
perché prometto lo faccio stavolta e poi non lo faccio più. Del resto io questi
li chiamo i Cerchi che si chiudono… quindi ci sta… ci sta che io rimembri le
vicissitudini di Giorgio il Fugger, e magari anche di quel Galasso di cui
scrisse anche il Manzoni nei promessi sposi.
Il primo proprietario del palazzo fu quindi il Giorgio, il
Fugger intendo, proprio uno dei Fugger banchieri, quelli che avevano traffici
che si spingevano da Augusta fino in Oriente. Naturalmente ricchissimi! Tanto
per dire, importavano ogni genere di mercanzia da Venezia dove acquistavano
preziosi tessuti, gioielli e spezie orientali, o da Milano e Bologna da cui
provenivano le sete, ma anche da Lucca e da Firenze. Importavano metalli da
Svezia e Russia, estraevano oro in Slesia e argento e rame in Tirolo, piombo in
Polonia e Carinzia. Avevano finanziato le guerre dell’Imperatore Massimiliano I
che li fece conti dell’impero. Avevano in concessione la zecca romana e
battevano una propria moneta marchiandola con il loro emblema commerciale: un
tridente. E Trento era al centro di tutto ciò… Via di transito, ponte e ruolo
strategico tra nord e sud nel XVI secolo. Qui i Fugger avevano una loro agenzia
e naturalmente molti legami commerciali e personali. Il Giorgio dunque, in
questo quadro, aveva acquistato una serie di edifici in cui avrebbe voluto
presto prendere dimora. Mamma Luciana direbbe che ci si voleva trasferire “zac
e tac”… per dire quanto tempo avrebbe dovuto passare dal momento della
progettazione a quello del trasferimento!
Lui, che si era sposato nientepopodimeno che con Elena,
nipote del cardinale-vescovo Ludovico Madruzzo (per chi non lo sapesse qui
comandava lui all’epoca), aveva acquistato una serie di costruzioni affiancate
su una delle due vie principali della città: la Via Lunga, oggi Via Manci
(l’altra era la Via Larga, vale a dire la via Belenzani… dove stavo prima ah
ah… cioè ecco). Il Giorgio, dicevamo, affidò i lavori di progettazione ad un
architetto pittore ed inserì la clausola contrattuale che stipulava che, dopo
la progettazione, i lavori di costruzione dovevano essere terminati entro un
anno! Oh! Ci riuscì! E non avevano mica la gru! Questa velocità, unita al fatto
che il Giorgio trafficava in cose poco trasparenti quali l’alchimia (per capire
di che si tratta non vi sarà sufficiente riguardare Harry Potter e la pietra
filosofale, sappiatelo) fece sorgere la leggenda secondo cui il palazzo sarebbe
stato realizzato dal diavolo stesso in cambio della promessa dell’anima del
committente (che però riuscì a fregarlo… come sempre, povero diavolo è proprio
il caso di dirlo!). Questa leggenda però magari ve la racconto per intero un’altra
volta. Fatto e finito, traslocato con tutta la mercanzia che uno come il
Giorgio e la moglie si portan dietro di solito, purtroppo gli splendori di
famiglia stavano subendo dei contraccolpi anche a causa delle guerre che
insanguinavano l’Europa. Così il Giorgio si trovò nei guai… Tanté che finì pure
in galera perché non aveva pagato dei debiti disobbedendo all’arciduca
Massimiliano. Le malelingue potrebbero pensare che il diavolo ci abbia messo lo
zampino, ma noi non siamo così…
Acquistò a quel punto l’edificio il Mattia Galasso di Castel
Campo, avviato fin da giovane alla carriera militare e che ebbe una vita
avventurosa divenendo uno dei maggiori capitani del suo secolo, con all’attivo innumerevoli
battaglie e che poteva vantarsi di molte vittorie ma anche ricchi bottini e
saccheggi. Dopo la sua morte, che scatenò un putiferio perché aveva lasciato in
testamento una cifra enorme alla chiesa che avesse custodito le sue spoglie e
fatto celebrare ogni giorno una messa in suo nome, il palazzo appartenne ad
altre famiglie e venne via via utilizzato per diversi scopi dalle truppe di passaggio
che passavano in città, ma fu anche adibito ad ospedale, magazzino per il
fieno, stalla centrale per la cavalleria militare, deposito granaglie e forno
per la cottura del pane.
Il palazzo occupa un intero isolato, è enorme e solenne. Il
visitatore rimane ancora colpito dalla monumentalità dei pilastri massicci e pesanti,
dalle statue e dai simboli dei Fugger che introducono al vasto cortile in cui
oggi campeggiano cinque mastodontici platani (e che probabilmente quest’estate
faranno ombra a qualcuna delle mie attività all’aperto). E’ infatti proprio qui
che mi trovo ora… Nell’ala destra del palazzo… Mica negli spazi nobili, quelli
stavano ai piani superiori. Non pretendo tanto… io sto dove stavan gli ambienti
di servizio… Qui, al pian terreno, affacciato sul parco, sto per aprire il
nuovo spazio delle Briciole, una nuova location dunque, un nuovo negozio, una
nuova realtà in cui accogliervi ancora e sempre con lo stesso identico sorriso,
perché cambiano le mura, prima, alla CIVICA, bianche candide e modernissime,
ora antiche, ricche di fascino e di poesia, ma io sono sempre la stessa… Il
negozio delle Briciole, o meglio delle Crumbs, avrà una sua particolare
identità in quanto sorge dalla fantastica collaborazione con il Negozio 9
Alfieri, negozio amico e partner in quest’impresa, anch’esso sito all’interno
del medesimo palazzo e del quale avrò naturalmente modo di parlare ampiamente,
statene certi.
D’ora in poi quindi (ma non strappatevi i capelli, un urlo
di giubilo sarà sufficiente) quando mi cercherete in città non dovrete più
cercare un ombrellone nero o un museo di arte moderna e contemporanea… dovrete
chiedere del 9CRUMBS (Accesso da vicolo Galasso oppure dal portone principale del palazzo)
vi aspetto
sarete i benvenuti
♡
9Crumbs
"briciole e outlet nove alfieri"
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